Una passeggiata nel bosco

Avevo quasi dimenticato il potere di una passeggiata in montagna. Per mesi ho osservato il sentiero, con il sole tra le fronde mosse dal vento.

E finalmente eccomi qui, un passo dopo l’altro e questa sensazione impagabile di libertà.

Non c’è fretta, non devo arrivare prima, o per prima. Dimentico che cosa sia il caos, il traffico, lo smartphone o il pc.

È un tempo che trascorre naturalmente, tra il rumore dell’acqua e i colori dei fiori di campo.

È un “immersione nel bosco”, una camminata nella natura più pura, lontana da ogni distrazione.

In Giappone la chiamano “shinrin-yoku” ed è considerata una terapia: questa scienza sostiene che trascorrere più tempo a contatto con la natura, in particolare nel bosco, fornisce all’individuo un aumento delle funzioni immunitarie. Respirare in un bosco a pieni polmoni rallenta la frequenza cardiaca, diminuisce la pressione sanguigna e allontana lo stress.

Camminare nel bosco è un antidepressivo naturale, in grado di ‘curare’ la stanchezza e la tristezza, capace di far rifiorire le energie e ricaricarle al massimo.

Moena è abbracciata dal bosco, di abeti e pini principalmente. L’abete è considerato proprio il simbolo dell’unione tra uomini e piante: alla frenesia del mondo moderno contrappone antica saggezza, serena e sicura forza, calma e grande generosità. In estate ci offre l’ombra e la frescura dei suoi rami, ma soprattutto non dimentichiamo che ci guarisce: la resina, le gemme, il catrame vegetale, l’essenza ricavata dall’abete hanno innumerevoli virtù curative.

Penserai che io stia esagerando, ma dovresti provarla anche tu: l’immersione nel bosco ha davvero un potere terapeutico! Ti riporta in armonia con te stesso e con il ritmo naturale dello scorrere del tempo.

A patto che tu sia disposto ad accettare una semplice regola: niente cellulare, ne qualche altro marchingegno tecnologico. Solo tu, tutt’uno con la natura, dalla quale rispettosamente attingi e respiri.

Sentirai svanire la rabbia, l’ansia, quella spinta  che porta tutti noi a correre; svanisce lentamente nel bosco, fino a scomparire, lasciandoti quella sensazione di tranquillità, serenità e benessere, che non vorrai più abbandonare.

Auguro anche a te una buona passeggiata, tra i boschi di Moena!

Rosy e la sua malga da fiaba

Sono le sei del mattino, quattro caprioli si muovono lenti e delicati sul prato di fronte a Malga Roncac. Sanno che Rosy sta per arrivare, con la loro colazione. Da dicembre a fine aprile, sono proprio loro i primi clienti di questa incantevole malga, vicinissima al centro del paese ma magicamente solitaria. La proprietaria, Rosy appunto il suo nome, acquista appositamente per loro uno speciale mangime che fa arrivare dall’Austria: non avrebbe creato Malga Roncac, se non amasse così profondamente la natura e soprattutto gli animali.

La incontro qualche pomeriggio fa, mi accoglie con il suo solito sorriso allegro e la sua voce passionale. Sta riorganizzando la disposizione dei tavoli all’interno della piccola ed accogliente sala in legno, in vista della prossima riapertura, prevista per il 6 giugno.

Come sarà il primo giorno di lavoro, dopo questa lunga pausa? – le chiedo.

Ci riflette su, mentre mi prepara il caffè e me lo serve con un goccino di latte freddo a parte, proprio come piace a me. Lei è fatta così, locandiera attenta che non manca mai una coccola ai propri ospiti. E mentre penso si sia dimenticata della mia domanda, esclama tutto d’un fiato:

Non vedo l’ora! Sono così felice di ritrovare i miei clienti! Penso sarò anche un po’ in tensione, com’è giusto e normale che sia per chi tiene tanto al proprio lavoro.

Eh già, perché Rosy ci tiene davvero tanto alla sua cara Malga Roncac e ai suoi frequentatori, nuove conoscenze o amici di lunga data. Proprio il 10 luglio prossimo Malga Roncac festeggerà i suoi primi 10 anni, che per Rosy sono dieci anni di impegno, passione, fatica ma anche di tante soddisfazioni e dimostrazioni di affetto, come testimoniano le innumerevoli telefonate che ha ricevuto negli ultimi mesi da tutte le persone che volevano sincerarsi di poter gustare di nuovo una cena qui, durante l’estate ormai alle porte.

Cosa ti è mancato di più in questo periodo?

La cosa che mi è dispiaciuta di più è che non ho potuto organizzare la mia solita cena per i cani, quella che proponiamo sempre verso la fine di marzo. E’ un appuntamento particolare, una serata dedicata tutta ai nostri amici a quattro zampe, i protagonisti sono loro! Il menù è tutto per loro, con pietanze a base di carne bianca al vapore, verdure e scaglie di Trentingrana, che a loro piace tanto!

Per i proprietari scelgo io, comunque qualcosa di semplice, come uno spaghetto o una zuppa. Si devono accontentare, non sono loro gli ospiti più importanti per una volta! –

Non ricordo se vi avevo già scritto che Rosy ama gli animali… 😄

Rosy, toglimi una curiosità. Qual è il tuo piatto preferito, tra quelli del tuo menù?

Questa volta la risposta arriva veloce come la corsa di una lepre che abita in questi luoghi.

Sicuramente i “Tagliolini con Porcini e Ricotta Affumicata”. Perché sono la sintesi perfetta della nostra filosofia di cucina: la pasta, fatta rigorosamente da noi, con tantissimi rossi d’uovo, più di tre ore di lento riposo. I porcini, con il loro profumo di bosco così schietto e sincero. E la ricotta affumicata, che con i suoi aromi riporta alla storia antica della lavorazione del formaggio, quando veniva posizionata sopra graticci metallici, nei pressi del focolare, dove il fumo della legna che bruciava per riscaldare l’ambiente essiccava lentamente questo eccellente latticino.

Dunque una cucina tipica, preparata con amore, valorizzando prodotti locali che raccontano la storia e le tradizioni di questo paese di montagna. Il tutto in una location unica nel suo genere, pochi tavoli, candele e profumo di legno che si mescola con quello del pane appena sfornato.

Rosy, a proposito di storia, se potessi invitare un personaggio del passato, chi inviteresti e che cosa gli prepareresti?

Bella domanda, così su due piedi eh! Infatti Rosy mi guarda con stupore, si sistema gli occhiali e osserva le montagne che abbiamo di fronte. Siamo sedute sul balcone panoramico, direi il luogo perfetto per chi è in cerca di ispirazione.

Inviterei la Principessa Sissi. E le preparerei una merenda con i kaiserschmarren!

Posso salutarti con un consiglio? Quando arriverai a Moena, non perderti l’esperienza di una visita a Malga Roncac. E non chiedere nemmeno se gli animali sono i benvenuti, altrimenti Rosy si offende!

Pian Pian Bel Bel

Pian Pian Bel Bel

Se durante un soleggiato giovedì dovessi incontrare un gruppo di sorridenti signori e signore che camminano allegramente in compagnia, lungo il sentiero, potresti aver incrociato il gruppo PIAN PIAN BEL BEL.

Nata nel 1998 a Moena, Pian Pian Bel Bel è un’associazione culturale-ricreativa che negli anni è cresciuta e maturata, diventando un punto di riferimento importante nel panorama associazionistico della borgata.

Sulla pagina web del comune si legge:

“Chest grop l’é nasciù del 1998 aldò de la pascion palesèda da dotrei jent che vel valorisèr e sostegnir la cognoscenza del patrimonie storich, artistich e populèr te Fascia e Fiem.”

ovvero

“Il Circolo è nato nel 1998 per passione di un gruppo di persone con lo scopo di valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico, artistico popolare nelle valli di Fassa e Fiemme.”

Le attività dell’associazione sono riservate ai soci; non ci sono vincoli di età, benchè il gruppo sia per la maggioranza composto da persone che abbiano maggiore disponibilità di tempo, anche durante la settimana.

Il giovedì, appunto, è la giornata dedicata alla gita (tutti i giovedi, per tutto l’anno!): passeggiate ed escursioni alla portata di tutti, per scoprire le bellezze delle Dolomiti. Bellezze che seppur a portata di mano da una vita intera, si scoprono e riscoprono con sorpresa, con divertimento e spensieratezza.

Non solo divertimento, ma anche impegno e volontariato per questo affiatato gruppo. In occasione della festa del Rione Turchia, il profumo della classica zuppa d’orzo proviene proprio dal pentolone di questa associazione, che con passione e impegno contribuisce a rendere così caratteristica questa ormai famosa manifestazione, appuntamento fisso per residenti e giornata tanto attesa dagli ospiti.

Durante il mese di febbraio scorso, si sono svolti i Mondiali Junior di Sci Alpino. Per dieci giorni i soci di Pian Pian Bel Bel hanno collaborato con la squadra organizzativa del campionato, occupandosi di servire le pietanze all’interno del punto ristoro e di supportare i cronometristi per la rilevazione dei tempi di discesa degli atleti.

Insostituibile il loro supporto durante le numerose gare che si svolgono nei dintorni di Moena, come per esempio la Val di Fassa Running e la Val di Fassa Marathon.

Tornando in paese, troviamo il Pian Pian Bel Bel anche nella giornata di Festa di Sen Vile (San Vigilio, patrono di Moena). C’è poi l’appuntamento estivo di “Moena in Cucina”: ogni due martedì, nella Piazza Ramon, si svolge uno shoow cooking durante il quale si assiste in diretta alla realizzazione di alcuni piatti tipici ladini. Le associate prestano le loro abili doti culinarie per aiutare lo Chef durante lo svolgimento di questa dimostrazione.

Anche in occasione della Festa del Puzzone di Moena, Pian Pian Bel Bel è sempre presente e disponibile: proprio grazie a questo spirito collaborativo, questi appuntamenti sono sempre un grande successo!

Continua a seguirci leggendo gli articoli di questo blog, ti racconteremo la storia di tante altre associazioni moenesi, che contribuiscono a rendere così speciale questo paesino dolomitico.

E ovviamente, grazie. Grazie a te, caro lettore.

E grazie a te, Pian Pian Bel Bel!

Un dolcissimo sciroppo

Le piante di sambuco sono in fiore!

Oggi prepariamo con voi lo sciroppo di sambuco, squisita bevanda rinfrescante per l’estate, ottima anche per la preparazione di sfiziosi cocktail. Il sambuco è una pianta appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae, la cui parte utilizzata è costituita da fiori e foglie. Noi utilizzeremo solamente i fiori, aromatici e profumatissimi.

Iniziamo subito… con una passeggiata!

È importante raccogliere i fiori di sambuco poco prima di iniziare la preparazione dello sciroppo, per evitare che questi si affloscino. A Moena si trovano tantissimi cespugli ed alberi di sambuco, freschi e rigogliosi, cresciuti con aria pulita e nutrienti naturali.

Una volta tornati a casa, puliamo i fiori dalle impurità con l’aiuto delle forbici o semplicemente con le mani.

Versiamo i ciuffetti di fiori di sambuco in una casseruola, copriamo con 2 kg di zucchero, aggiungiamo 2 litri d’acqua, 50 gr di acido citrico, 4/5 limoni non trattati e lavati accuratamente, tagliati a metà (non spremuti!).

Lasciamo in macera i fiori di sambuco ed i limoni per 24 ore, mescolando di tanto in tanto per sciogliere meglio lo zucchero.

Dopo 24 ore, possiamo filtrare lo sciroppo e versarlo, con l’aiuto di un imbuto e di un mestolo, in bottiglie di vetro (meglio vetro scuro).  Chiudiamo con il tappo a corona: in questo modo lo sciroppo si conserverà per 12-16 mesi e potrà essere riposto all’interno di un armadio.

Un piccolo consiglio: non buttiamo i limoni! Possiamo spremerli e versare il succo filtrato dei limoni negli appositi sacchettini per il ghiaccio. In questo modo, possiamo ottenere degli ottimi ghiaccioli per rendere ancora più buoni e sfiziosi i nostri bicchieri di acqua e sambuco!

Sabato pomeriggio vien voglia di ballare

Erano circa le 15.30 e con passo lento uscivo dal vialetto per raggiungere l’isoletta ecologica a pochi metri da casa. Davanti a quella che ormai molti anni fa era la stazione dei carabinieri di Moena, c’è una panchina. Ho sempre pensato che fosse lì per dare ristoro ai fiatoni della salita, che poi tanto salita non è. In realtà capita spesso che ci si fermi lì per un saluto, quattro chiacchiere veloci, per osservare un po’ chi viene e chi va. In questo periodo questa panchetta dev’essersi sentita un po’ sola.

Torniamo alle 15.30 di sabato pomeriggio. Mi accorgo che c’è qualcuno lì seduto!

– Ciao Annalisa! Come stai?! Cosa ci fai quì? –

In realtà Annalisa vive due case più in là, e così mi rendo conto di quanto siano cambiati i confini nelle nostre menti.

– Ciao! Tutto bene, grazie! Sono quì perché tra poco inizia la musica, mi fa compagnia! –

Rifletto qualche istante, il tempo di ricordare che è sabato, sono le 15.30, Annalisa parla di musica… ma certo! Come ho fatto a non capire subito?!

C’è una casa dietro la piazzetta, con un colore acceso e vivace. All’ultimo piano, una terrazza dal gusto un po’ liberty: solo se lo sai, vedi che c’è una cassa e la figura di un omone che si muove a ritmo. Si chiama Dario, dj Poldo il nome d’arte: canta per passione, e da quando è iniziato questo nuovo modo di vivere, ogni sabato alle ore 16 inizia il suo concerto.

Un momento atteso.

Niente di organizzato, nessuna pubblicità. Eppure al secondo appuntamento già pensavamo che

– oggi è sabato, pomeriggio si balla! –

e quando si sentivano le prime note non serviva guardare l’orologio per sapere che ora fosse. Forse ce lo aspettavamo, forse ne avevamo bisogno. Perché quelle due ore di intrattenimento ci fanno sentire più vicini, ci rendono allegri, ci mettono di buon umore!

Chi dal balcone, chi in giardino, chi sulla panchina in cima alla salita.

La natura trasporta le note.

Quello stesso pomeriggio mi chiama la signora Claudia. Abita in un altro rione di Moena, quello di Ciajeole. Lo conosci? Un giorno ti racconteremo la storia dei rioni della Fata delle Dolomiti. Comunque Ciajeole è il nucleo più antico della borgata, con fienili, case e cortili da cartolina. Un saluto veloce e poi mi chiede:

– La senti anche tu questa musica? –

Sarà il silenzio delle strade, sarà il nostro ascoltare più attento, la voce di Dario vola trasportata dal vento e raggiunge case lontane.

Decido di chiamarlo, lui racconta così questa esperienza:

Ho iniziato a cantare dalla terrazza perché ne sentivo il bisogno. Mi mancava passeggiare liberamente, mi mancava incontrare gli amici, ma soprattutto mi mancava usare la mia voce per dare sfogo ai miei pensieri. Ho iniziato da subito a ricevere messaggi di persone che mi chiedevano di eseguire delle dediche, o la loro canzone preferita: sia chi nel vicinato mi sentiva dal vivo, sia i conoscenti che avevano saputo di queste mie particolari esibizioni. In quel momento ho capito quanto avessimo tutti bisogno di sentirci più vicini. Mi sono anche preoccupato, per un attimo: non volevo che questo evento pomeridiano potesse diventare un invito ad infrangere gli obblighi legati a questo periodo. Mi sono tranquillizzato quando ho capito che erano tutti molto responsabili e mi seguivano nel rispetto delle regole. Sono felice di avere la possibilità di regalare momenti felici e spensierati alle persone, questo è il vero dono della musica

La scaletta? La scelgo al momento e canto liberamente, mi diverto!”

Domani è il primo maggio e Dario ci farà compagnia con un altro suo concerto, quindi doppio appuntamento per questa settimana!

Grazie di cuore da parte di tutti noi. E quando tutto sarà finito, sappi che noi e tutti i lettori di questo blog avremo tanta voglia di sentirti ancora!

Una valigia incantata

pianoforte

Vorremmo poterti dire – prepara la valigia e raggiungici! –

Non si può, non ancora. Tante le notizie che si susseguono questi giorni, tra speranze e previsioni. Nulla è ancora certo, se non la voglia di vedere sorrisi e bastoncini da montagna.

E allora, siccome sognare fa bene all’anima, oggi facciamo la valigia. Una valigia strana e pazzerella, come ogni sogno dovrebbe essere!

Inizierei con… un raggio di sole. Quel sole che ti scotta il naso senza che tu te ne accorga, quello che appena gioca a nascondino con una nuvola ti viene voglia di metterti il giacchino. Quello che vedi da vicino, che quasi ti sembra di toccarlo, là tra i rami di pino. L’amico delle marmotte, che vanitoso si specchia nell’acqua regalandole i riflessi di un diamante. Siccome in montagna è giusto essere preparati, metto in valigia anche la crema solare: la vorrei in un piccolo vasetto color nocciola, con la scritta bianca. Quando lo apro, sento profumo di fieno, di miele e di margherite.

Poi vorrei un libro. Dalla prima pagina esce una morbida coperta a scacchi rossi e blu, che posso adagiare sull’erba per mettermi comodo. La carta è setosa, un po’ consumata, ricca di piccoli disegni e grandi letterine. Raccontano di una coccinella curiosa, che improvvisamente si stacca dalle pagine e con un veloce battito d’ali si posa sul quadrifoglio smeraldo vicino alla mia mano.

Metto a fuoco, scatto. Una famosa canzone di molti anni fa, no  so se la ricordi, ripeteva insistentemente nel finale che ogni fotografia racconta una storia. Ma la storia più intrigante è quella, segreta e sconosciuta, che vivi tu stesso mentre scatti quella foto. Un’immagine che racchiude mille parole. Questa macchina speciale, nell’angolo sinistro della valigia, cattura le emozioni. Non è un registratore della realtà, ma uno scrigno che racchiude i colori delle montagne, i suoni degli animali, il profumo dell’erba, la luce dorata dei fiori.

Non smettiamo di sognare!

Anche se ci sentiamo sospesi tra cielo a terra, anche se non sappiamo quando e come, non smettiamo di pensare a quell’istante in cui tutto sembrerà così lontano che non ci farà più paura. Oggi vorremmo salutarvi con le parole di Ezio Bosso, che oltre ad essere un compositore, pianista e direttore d’orchestra di fama internazionale, possiede anche un altro raro talento: quello della scrittura.

“ … Conosco la paura di quei domani lontani 
Che sembra il binocolo non basti 

Ma questi giorni sono quelli per ricordare 
Le cose belle fatte 
Le fortune vissute 
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci 

Questi sono i giorni per ricordare 
Per correggere e giocare 
Si, giocare a immaginare domani 

Perché il domani quello col sole vero arriva 
E dovremo immaginarlo migliore 
Per costruirlo 

Perché domani non dovremo ricostruire 
Ma costruire e costruendo sognare 

Perché rinascere vuole dire costruire 
Insieme uno per uno 

Adesso però state a casa pensando a domani 

E costruire è bellissimo 
Il gioco più bello 
Cominciamo…”

 

 

 

 

Valentina e la sua Moena

Gli amici di Moena

Oggi lasciamo la parola a Valentina, giovane interior designer che ha colto subito con entusiasmo il nostro invito a raccontare Moena.

Valentina ci scrive:

“E tu…sei mai stato a Moena?

Lei è li tra le Dolomiti, sul confine tra le Valli di Fiemme e Fassa, coronata dalle splendide montagne che le fanno da sfondo e che la rendono sempre candida e meravigliosa.
L’Avisio passa per il centro scandendo il tempo col suo scorrere lento.
Il sole la illumina e accende i colori vividi delle sue case e delle strutture che ogni anno accolgono i curiosi visitatori.
Moena è bella in inverno quando, coperta da un manto di neve, regala atmosfere uniche che riscaldano semplici pomeriggi passati a prendere un tè caldo in centro o un ritorno dalle piste dopo una giornata intensa di sci. E se poi sta per arrivare il Natale? Beh, ancora meglio: sinfonie a tema risuonano tra le vie e rendono tutto un po’ più magico.
Moena è bella in estate quando, vestita di fiori profumati e dalle mille tonalità, diventa una delle tappe di numerosi turisti pronti a scoprirla per la prima volta o a rimanere i fedeli frequentatori di sempre.
I suoi paesaggi suggestivi, i prati verdi e i suoi boschi rigogliosi la rendono semplicemente tranquilla ed ospitale e la arricchiscono di favole, leggende e tradizioni.

La “Fata della Dolomiti” seduce così, tra le tinte rosa e serene delle sue cime spigolose, colorate dall’alba al tramonto.

Valentina Sironi”

Grazie Valentina, speriamo di vederci presto!

La fontana si racconta

Attimi di vita nella piazza di Moena

Ieri, a quest’ora, era più buio.

Sento il suono della mia acqua che scorre, zampilla, come tra le rocce dei ruscelli che l’hanno portata fino a qui. Una melodia che riempie questo silenzio, interrotto solo dalla voce del vento e da qualche battito d’ali.

Vivo diversi stati d’animo, che cambiano con il passare delle stagioni. L’allegria delle feste, con berretti abbassati e sciarpe che coprono il mento. Canzoni, luci e colori riflessi. Calzettoni di lana, piccoli passi per non scivolare, bibite calde per riscaldare mani e cuori.

Arriva il momento di pausa. Cittadini operosi che sistemano il loro giardino, riempiono i balconi con cascate di petali, tavolini e sedie che lasciano le cantine per godere dei raggi del primo sole. Camminano meno frettolosamente, si fermano per un saluto, come amici che non si vedono da un po’. La pausa caffè, attimo non programmato per racconti e novità, sa di primavera e burro zuccherato. Lì, su quella panchina, siede sempre la Signora Maria. Troppo presto per togliere lo scialle di lana, tanta la voglia di sbirciare da vicino e di scambiare quattro chiacchiere. Tranquillità e preparativi, riposo e nuovi progetti. I bimbi si rincorrono, liberi e felici, mentre le mamme scambiano battute, portando il peso delle borse nelle mani.

Poi il sole si fa più caldo, le maniche si accorciano, le finestre sono aperte. Ricomincia la danza! Visi nuovi che mi scoprono, vecchie conoscenze con qualche ruga in più ed un nuovo nipotino. Visi sorridenti che si sentono a casa. Mi fotografano da ogni angolo, arrossisco al pensiero di essere così famosa. Ogni giorno un appuntamento che riunisce tutti, come la grande tavola di famiglia. Concerti e balli, assaggi e souvenir, piccoli oggetti di tradizione da regalare e regalarsi. Nasi arrossati e gambe stanche, che non rinunciano alla voglia di godersi ogni attimo, per portarlo con sé fino all’anno dopo.

Ora non riconosco questa sensazione, credo di non averla mai provata prima d’ora. E’ tutto un po’ sospeso, tra la speranza e la consapevolezza. Penso che vorranno vivermi in modo più intimo, personale. E magari scopriremo insieme sfumature nuove, che renderanno i momenti ancora più speciali.

Io attendo, con l’acqua che continua a scorrere. Come la signora Maria, che con il suo solito scialle e un’espressione di saggezza scrupolosa, mi fa compagnia.

Non vediamo l’ora di rivedervi!

Il dolce dei ricordi

Mele, uvetta e tanto amore

Quando ero piccola, andavo sempre a cercare quel lembo di pasta che rimaneva nascosto all’interno delle mele, morbido e un po’ bianchino, meno cotto e croccante dell’esterno. Gustare le estremità era un rito riservato solo a me, a volte a me e al nonno.

Ognuno di noi ha certamente una storia da associare a questo tipico dolce, che con la sua semplicità conquista grandi e piccini. In estate e in inverno, a merenda o come dessert, è sempre il momento giusto per affondare la forchetta e sentirne i suoi profumi.

L’originale custode della preziosa farcitura è la delicata, tutt’altro che semplice, pasta matta. Secondo un’antica legenda, andrebbe tirata abbastanza fine da consentire di leggervi una lettera d’amore in trasparenza. Tra le diverse versioni di questo dolce, lo si può trovare anche con la pasta sfoglia o con la frolla.

Mele, uvetta e pinoli. Le mele amiche dello strudel sono le Renetta Canada, asciutte e un po’ farinose, o le Golden Delicious, più acidine e croccanti. Io le utilizzo entrambe: affetto finemente le Renetta con l’affetta-verdure, mentre taglio a pezzettini più grandi la Golden. Durante la cottura, la prima si ammorbidisce quasi a diventare una crema, mentre i cubetti rimangono più consistenti. Acceso il dibattito riguardo la cottura delle mele, prima di riempire la pasta. La ricetta originale vorrebbe le mele crude, bagnate con un po’ di succo di limone, zucchero e… cannella a volontà!

Una volta ho assaggiato uno strudel con dell’uvetta artigianale: chicchi d’uva dolce lasciati prima a seccare, per poi macerare qualche ora nel vino passito. Una scoperta sorprendente che non sono ancora riuscita a replicare.

I pinoli sono l’ingrediente più discusso di questo dolce: chi lamenta di non trovarne mai abbastanza, chi lo preferisce senza. A volte vengono sostituiti dalle noci. Adoro la versione con le nocciole: nei dintorni di Moena si possono incontrare ricchi fusti di noccioli, con frutti dal sapore intenso e dal profumo deciso. Tagliate grossolanamente e inserite nel ripieno di mele, donano allo strudel una nota fine ed elegante, dal sapore dolce e burroso.

E poi, via libera alla creatività. In un antico maso della Val di Fassa, si aggiunge un velo di marmellata. Accompagnato da un vanitoso ciuffetto di panna montata o dalla classica pallina di gelato o crema alla vaniglia. L’hai mai provato in abbinamento con il gelato al fieno? Si trovano poi versioni salate, con il nostro caro Puzzone di Moena.

Sul web si trovano tantissime ricette dello strudel, dalle più tradizionali a quelle innovative. Hai voglia di raccontarci il tuo strudel preferito o di condividere con noi la tua ricetta?

Buon Strudel a tutti!!!

Passi nel bianco

Camminare sulle nuvole

Mi isolo per un attimo, incantato dal silenzio della neve che cade.

Le voci sembrano ora più lontane, ma riesco a cogliere la saggezza di un percorso sicuro, lungo un sentiero segnalato. Immagino la tranquillità di una passeggiata piacevole e rilassante, per non  perdere neanche un solo piccolo dettaglio dell’immenso orizzonte che si aprirà di fronte a me.

Non mi rendo conto di essere il protagonista di una fiaba, non subito. Troppo intento e concentrato su queste racchette ai piedi che mi fanno procedere con andamento buffo ed un po’ innaturale.

Respiro aria d’inverno, pura e incontaminata come la vedono i miei occhi.

Inizio a sentirmi a mio agio, a galleggiare. Cammino sulle nuvole. Tutto è avvolto da un immenso e bianchissimo manto di magia. Quasi improvvisamente e in modo inaspettato, il mio cammino incontra il bosco. Gli alberi, coperti di neve e di ghiaccio, contornano il sentiero, disegnando un lungo corridoio bianco che mi ricorda i paesaggi di Frozen. I rami carichi, il vento, il sole creano giochi ed effetti di luce. Sono l’ospite di una natura che, sotto la sua coperta, è fiera e padrona.

Una camminata lenta e meditativa, rivoluzionaria, che recupera il mio ritmo naturale. Lontana dalla folla e dalle masse. La fila prosegue senza competizione in questo paesaggio ovattato. Non conosco il ragazzo davanti a me, con il quale sarò legata per sempre dal ricordo di questo incanto di bosco imbiancato.

Mi abbraccia il silenzio di questo dolce sonno, interrotto solo dal rumore dei passi che affondano. E’ un rumore effimero, attenuato, che svanisce ma lascia traccia. Si dice non sia solo frutto di una suggestione, ma dell’aria intrappolata nell’accumulo dei fiocchi che crea spazi vuoti capaci di assorbire rumori e vibrazioni.

Il bosco, solo apparentemente addormentato, si rivela difensore dei suoi abitanti. Non tutti si sono abbandonati al riposo del letargo, come testimoniano quelle impronte, nitide e recenti. La vita prosegue anche durante il grande freddo. 

Il sole sta calando quando scopriamo in lontananza il rifugio, dove, riscaldati dal fuoco del camino, rinforzeremo vecchi legami e daremo vita a nuove amicizie. L’allegra condivisione di una tazza calda riscalda l’anima e il corpo.

Al rientro, la luce è cambiata. Fantastico su quanto possa essere emozionante camminare con le ciaspole sotto la luna piena, che mi accompagna e mi scorta lungo il cammino. Custodisco il senso di rispettosa libertà. Risuona nel vento freddo la promessa di una prossima, straordinaria avventura.

QUALCHE UTILE CONSIGLIO

Per godere delle meraviglie della montagna dobbiamo essere consapevoli della sua forza e del suo primato. Dobbiamo avvicinarla con rispetto, senza improvvisazioni. Muoversi nell’ambiente innevato richiede esperienza. E’ importante avvicinarsi alla camminata con le ciaspole con l’aiuto di professionisti, in grado, oltre di dare consigli sulla tecnica, di aiutarti ad apprezzare appieno questa esperienza.

Indossiamo scarponi impermeabili alti, che coprono e proteggono le caviglie. Abbigliamento caldo e traspirante, possibilmente a strati. Durante il giorno, non dimentichiamo mai di indossare il cappello e soprattutto gli occhiali! La luce del sole e il riverbero della neve possono essere fastidiosi, se non dannosi.

Grazie Francesca e Diego per le foto!!!

Grazie anche a Gerardo, per la foto di copertina: È il ricordo di una giornata trascorsa nella tranquillità e pace della montagna, lontano dalla frenesia della città. Una bellissima ciaspolata nei boschi di Moena, calpestando neve fresca e respirando aria pulita, è stato fantastico perdersi e ritrovarsi nella natura. Non vedo l’ora di tornarci.”