“Bondì, bombona a mi”2 minuti di lettura

Qual è la vera importanza delle tradizioni? Che rilevanza può avere tramandare, di generazione in generazione, un’idea, un concetto, un momento di condivisione e di gioia?
Sono una studentessa “fuori sede” da cinque anni, ho avuto modo di confrontarmi con tanti ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia e non solo. Ho avuto molti momenti di confronto riguardo a questa tematica ed è sempre bello ed interessante poter ascoltare le tradizioni e le usanze tipiche provenienti da nord a sud e oltre, ma ciò che è ancora più bello ed emozionante è vedere gli occhi affascinati di chi ti ascolta quando, con una buona dose di orgoglio e patriottismo, posso raccontare tutte le tradizioni che in Val di Fassa si tramandano da secoli, generazione dopo generazione.
A Moena e in Val di Fassa di tradizioni ne “vantiamo” molte, e non ci facciamo mancare nemmeno un buon saluto al nuovo anno, perché è proprio della magia del primo giorno di ogni anno che vi vorrei parlare.
“Bondì, bombona a mi”.
Ricordo quando da bambina mi svegliavo presto la mattina di capodanno, carica di emozione mi vestivo di fretta perché era arrivato il momento di andare a bussare alla porta della mia “nona” e del mio “non”, termini ladini che indicano rispettivamente la madrina e il padrino di battesimo, per poi recitare la tipica frase “bondì, bombona a mi” (Buongiorno, la bombona va a me) e ricevere finalmente il tanto aspettato dono.
Ma cos’è esattamente la “bombona”?
Il “bracedel”, conosciuto anche come “bracel”, è un dolce tipico delle nostre zone, un pane dolce che i padrini di battesimo vanno a comprare o addirittura preparano personalmente per il proprio “fioc” o la propria “fiocia”, ovvero il proprio figlioccio o figlioccia, fino al compimento del loro diciottesimo anno. Niente vieta però di poterlo richiedere anche dopo per chi, come la sottoscritta, ha bisogno di un pretesto in più per non pensare agli anni che scorrono e vuole ammirare ancora una volta il mondo con gli occhi dei più giovani.
Mia nonna me lo raccontava sempre quanto per lei fosse importante quel momento, e così con la sua stessa trepidazione cercherò anche io di portare avanti questo messaggio. Attimi di unione che non solo emozionano i più piccoli, ma anche i più grandi che porgendo questo dono, possono augurare il meglio per l’anno appena iniziato.
Ecco forse la vera chiave delle nostre tradizioni, un legame comunitario che ci accomuna e che ci rende uniti anche solo per qualche istante, un legame che in un anno come il 2020 è sicuramente venuto a mancare in parte e che può darci la forza di ripartire, insieme.
Che questa “catena” possa non svanire mai.
Avete anche voi delle tradizioni per salutare il nuovo anno? Condividetele con noi!
Le tradizioni non vanno mai dimenticate sono l’orgoglio dei nostri paesi
Brava