40 ANNI DI CORO ENROSADIRA

Coro Enrosadira

Il Coro Enrosadira di Moena compie 40 anni di attività 

Un compleanno che arriva in un momento difficile e per questo ancora più importante

Era l’autunno del 1981 quando l’entusiasmo e la passione per il canto di alcuni giovani di Moena li portò a costituire il Coro Enrosadira che festeggia quest’anno il suo 40° anno di fondazione. Il debutto canoro risale al maggio del 1982 con alla guida il maestro Giancarlo Facchini, rimasto in carica fino al 1985. In seguito, la direzione è passata al maestro Luigi Chiocchetti, storico trascinatore e anima del gruppo fino ai primi mesi del 2012, con una parentesi dal 1993 al 1996 durante la quale il Coro è stato diretto dal maestro Franco Pellegrin di Soraga. Dal febbraio del 2012 all’autunno del 2018 la direzione è passata alla maestra Barbara Pedrotti di Predazzo che con impegno e passione ha reso ancora più originale ed unico il sodalizio corale dell’Enrosadira, accompagnandolo in esperienze e situazioni nuove che hanno accresciuto la formazione musicale e tecnica del Coro. Dal dicembre del 2018, per circa un anno, Alberto Zeni di Tesero è stato l’ultimo maestro del Coro Enrosadira.

In questi anni sono stati innumerevoli i concerti che hanno reso protagonista il Coro Enrosadira sia in ambito locale, nazionale che internazionale. Durante i primi 30 anni di vita, memorabili rimangono le trasferte oltreoceano in America del Nord, nel 2002 con esibizioni a Chicago, Toronto e New York e nel 2011 in Brasile, nello stato di Santa Caterina e a Rio de Janeiro. Significative anche le trasferte in Sicilia nel 2005 e in Spagna nel 2007, dove il Coro ha intrapreso una sorta di scambio culturale con le minoranze etniche degli Arbëreshe (Albanesi di Sicilia) e della Catalunya (Spagna). Da ricordare inoltre Roma nel 2006, dove il Coro è stato ospite del Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.

Oltre al tradizionale repertorio di canti della montagna e popolari il Coro Enrosadira dedica parte del suo tempo allo studio e all’esecuzione di canti ladini, specialmente quelli legati alla figura storica del compositore moenese Ermanno Zanoner in arte “Luigi Canori”. Testimone di ciò è la realizzazione del CD dal titolo “ENROSADIRA – Ciantar Moena” (maggio 2008), una raccolta di 17 canti nella quale si è voluto recuperare e riproporre i più significativi brani di Luigi Canori omaggiando Moena e la sua gente. Sempre di Luigi Canori, il Coro Enrosadira ha interpretato assieme all’Ensemble Canticum Novum di Moena e all’orchestra Dissuono di Mori l’opera “Laurin” presentata in ben quattro occasioni, una delle quali al teatro Santa Chiara di Trento.

Risale invece al 2001 la prima incisione discografica “L’è n bel color…” che raccoglie i canti più significativi del primo ventennio.

Per poter fissare le ultime importanti esperienze vissute, per divulgare canzoni e trasmettere nuove emozioni, senza dimenticare realtà lontane ed importanti avvenimenti della storia, è nata spontanea l’esigenza di incidere, nel 2016, un nuovo CD. Si tratta di una registrazione particolare con l’intento di proporre un “percorso musicale” attraverso un ideale itinerario costruito su canti di provenienza diversa armonizzati per coro maschile: quelli in lingua ladina fassana, passando attraverso il ricordo della tragedia della Gran Vera (Grande Guerra) che ha toccato il nostro territorio, quelli in lingua friulana – anch’essa terra di minoranze linguistiche – quelli della tradizione trentina e del canto corale popolare ed infine quelli in lingua africana. Il titolo del CD “…color d’Enrosadira” vuole idealmente segnare la continuità di questo ultimo lavoro con la prima pubblicazione discografica “L’è n bel color…” del 2001; infatti i due titoli, uniti tra loro, richiamano la prima frase di una delle più conosciute canzoni moenesi del Canori: Crepe Spavide “L’è n bel color color d’Enrosadira”.

Dall’inizio del 2020 il Coro si trova senza la guida di un direttore e la pandemia ha reso ancor più difficile affrontare questo momento. La distanza sociale e l’impossibilità di svolgere le consuete prove da un lato ci ha allontanati ma dall’altra parte ha rinnovato e rinforzato la voglia e lo stimolo a trovarci ed impegnarci ancora.

Per questo il traguardo dei 40 anni di fondazione è un evento molto importante e sentito, che speriamo potrà aiutarci a ritrovare l’equilibrio e l’entusiasmo di un tempo. Al momento non è possibile programmare nessun appuntamento pubblico, fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà rientrata. La voglia di festeggiare però non manca e stiamo pensando di rinfrescare la memoria dei nostri affezionati con un salto indietro nella storia del Coro attraverso l’aggiornamento del nostro sito e i nuovi canali social.

Speriamo di poter riavvicinarci al nostro pubblico prima virtualmente e poi realmente con la speranza di poter festeggiare di persona 40 anni di storia, passione e condivisione!

Il tallone libero è un must, ma la Scufoneda è molto altro.

Scufons

Oggi, Felice Canclini ci svelerà i segreti del telemark e ci parlerà della Scufoneda, un evento organizzato all’insegna dell’amicizia, del divertimento e dello sport.

Quando si pensa a Moena e alla Val di Fassa in inverno, vengono in mente le Dolomiti innevate, chilometri e chilometri di meravigliose piste e le mille attività che si possono fare sulla neve.
Ma avevate pensato al telemark? Il telemark è il precursore dello sci da discesa che tutti noi conosciamo. Nata in Norvegia nella metà dell’Ottocento, questa tecnica “a tallone libero” permette di percorrere piste battute, ma anche di esplorare il fuoripista con molta più libertà di movimento.
Siamo sicuri di aver suscitato in voi un grande interesse cari amici, e vi diremo di più: questa settimana abbiamo intervistato Felice Canclini, il presidente di un gruppo molto esclusivo, i cui fondatori hanno fatto da messaggeri e diffuso questa tecnica sia in Italia che all’estero e, cosa più importante, hanno sempre portato in alto il nome di Moena, della Val di Fassa e le tradizioni locali, anche a livello internazionale.
In occasione della XXIV Scufoneda, che si sarebbe dovuta tenere dal 10 al 14 marzo, Felice ci racconta ora chi sono gli Scufons del Cogo e che cos’è la Scufoneda.
Negli anni ‘90, a Moena, cinque compaesani che già conoscevano questa tecnica, hanno dato vita al gruppo degli “Scufons del Cogo” con l’intento di far conoscere il telemark a più gente possibile e, da un numero di partecipanti che si potevano contare sulle dita di una mano, si è arrivati ad oggi a 300 iscritti.
Quello degli “Scufons del Cogo” non è semplicemente un gruppo sportivo, ma una grande famiglia i cui partecipanti si ritrovano annualmente durante la “Scufoneda”, l’evento ad hoc per tutti coloro che hanno un amore incondizionato per la montagna, per il telemark e per le tradizioni (non a caso, gli Scufons sono famosissimi per il loro abbigliamento ladino vintage dei primi del ‘900).
La Scufoneda è l’Evento (con la “e” maiuscola) sempre attesissimo, che viene organizzato solitamente verso le metà di marzo con ritrovo a Moena e raggruppa gli Scufons italiani ma anche tanti altri che provengono da tutta Europa.
Il tema della Scufoneda cambia ogni anno e anche questo, oltre alla compagnia, rende il ritrovo ancor più interessante.
Durante l’evento vengono organizzate tantissime escursioni adatte ad ogni livello di difficoltà con gli sci da telemark e con l’accompagnamento delle guide. Si scia in pista ma si può fare anche freeride e alpinismo. Come dicevamo prima, gli Scufons hanno come obiettivo anche la valorizzazione del territorio, ed è per questo che le destinazioni che vengono scelte sono sempre nella zona di Moena e della Val di Fassa.
Le mete preferite, non a caso, sono infatti il Passo San Pellegrino, dove viene installato il villaggio degli Scufons, che garantisce tante diverse possibilità per fare escursioni di ogni tipo offrendo allo stesso tempo un panorama mozzafiato e il ghiacciaio della Marmolada. Quella alla Marmolada è l’escursione che tutti preferiscono per le condizioni ottimali della neve, il comodo collegamento al “Giro dei Quattro Passi” e per l’incredibile paesaggio.
Queste sono le destinazioni classiche, ma il programma prevede sempre svariate trasferte in zona: Alpe Lusia, Alpe Cermis, Pampeago, il Sass Pordoi, e qui ne stiamo menzionando solo alcune.
Ma le attività non sono dedicate solamente al telemark: per chi non vuole sciare o vuole semplicemente godersi una bella giornata di sole, vengono organizzate altre attività, ad esempio delle uscite con le ciaspole, come è accaduto durante un’edizione passata. Nonostante il forte richiamo al “tacco libero”, gli Scufons ci tengono a diversificare e, insomma, ce n’è per tutti i gusti!
Tuttavia, durante la Scufoneda non ci si dedica solo ed unicamente allo sport. Il valore del gruppo, del divertirsi assieme e del fare festa sono altri principi cardine dell’evento! Gli Scufons sono infatti molto famosi per aver organizzato delle feste pazzesche, sulle piste e nei vari locali della zona!
L’avvento del Covid ha rovinato anche tutto questo: non si può festeggiare, non ci si può abbracciare e divertirsi in compagnia, di conseguenza non ci può essere la Scufoneda: questo per evidenziare quanto la compagnia gagliarda sia un punto di forza dell’evento.
Felice ha sottolineato anche quanto importante sia l’aspetto culinario del ritrovo, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione degli stranieri: siamo bene a conoscenza della bontà della cucina italiana e, nel nostro caso, della cucina ladina che viene esaltata in tutti i rifugi e locali della Val di Fassa e attira ospiti da tutto il mondo.
Territorialità, spirito di gruppo e attività all’aria aperta possono essere raggruppati quindi sotto un unico tetto: la Scufoneda.
L’edizione di quest’anno, per via della chiusura di regioni ed impianti a fune, è stata cancellata ma in programma ci sono tante novità: l’aggiunta di nuove guide e nuove escursioni e sono previsti dei corsi di telemark che, soprattutto fra i piccini, stanno spopolando.
Abbiamo chiesto a Felice di dirci il perché dovremmo darci al telemark e lui ci ha risposto: “Beh semplice! Perché se si comincia non si smette più! Il telemark vi da una libertà pazzesca, infatti una curva non è mai uguale all’altra e ci sono mille possibilità: alpinismo, discesa e neve fresca. In più, non c’è uno stile ben definito, con questa tecnica ognuno può sviluppare il proprio stile personale”.
Siete curiosi cari amici? Non siate timidi.

Per maggiori informazioni potete consultare il sito degli Scufons del Cogo o la loro pagina Facebook.

Il telemark vi aspetta!

L’albero che regna sulla piazza

Mi preparo ad uscire, indosso giaccone,  guanti, cappellino e  mascherina che, ormai, è diventata un accessorio di cui non si può più fare a meno. Prendo Lola, il mio cane, il guinzaglio e iniziamo a passeggiare  per le strade di Moena. Passiamo per il rione di Turchia, non incrociamo nessuno, arriviamo in Piaz de Ramon e cerco una faccia amica, qualcuno, anche solo da salutare, ma non c’è nessuno, il silenzio regna. Una sensazione di disagio mi assale, mi sento persa e sola. Inizio a riflettere ed un brivido mi sale lungo la schiena, mi sento piccola ed incapace di reagire.

Lola ed io, con lo sguardo triste e rivolto verso il basso, continuiamo a camminare, attraversiamo il ponte e arriviamo nella piazza principale di Moena, Piaz de Sotegrava. Lola inizia ad abbaiare e a saltellare allegramente, alzo lo sguardo per capire chi o cosa avesse visto e… vedo un magnifico e possente albero in mezzo alla piazza!
Immediatamente ogni pensiero negativo scompare e torno a sorridere e quel mio senso di malinconia scompare.

Ho sempre visto l’albero di Natale come un simbolo di speranza e di gioia. Fin da piccola ho condiviso dei momenti indimenticabili con la mia famiglia nell’ addobbare l’albero, a sistemare le piccole luci colorate e a mettere la stella cometa sulla punta dell’albero.

Per questa ragione la semplice vista di quell’ albero nella piazza mi ha riempita di gioia e di fiducia, ho immaginato l’albero completamente addobbato a regnare sulla nostra splendida piazza, il piccolo chioschetto che distribuisce vin brulè o succo di mela caldo che con il loro profumo creano un’atmosfera magica e familiare. Sento la banda di Moena intonare le classiche canzoni natalizie e vedo le coppie ballare e gli amici chiacchierare spensieratamente.

Faccio un bel respiro e penso che farei di tutto per tornare alla normalità.

Con questa consapevolezza la sensazione di vuoto e di solitudine che provavo inizialmente è cambiata completamente e si è trasformata in un senso di fiducia. La speranza è tornata e anche, se non sono certa che riusciremo a festeggiare il Natale come abbiamo sempre fatto, non voglio farmi sopraffare dai pensieri negativi.

Ho capito che voglio essere come quel possente albero in mezzo alla piazza: forte e piena di speranza e fiducia.

Moena vuol  tornare a vedere le strade e le piazze piene di coppie, famiglie e gruppi di amici che ridono e scherzano e l’unico dispiacere  sarebbe quello della fine delle loro splendide vacanze nella nostra amata Fata delle Dolomiti!

Alberta Rossi e i suoi appassionanti racconti

Alberta Rossi

Siete curiosi di conoscere l’autrice delle interessanti e coinvolgenti storie/leggende di Moena che ci intrattengono ormai da qualche mese?
Ecco a voi l’intervista di Alberta Rossi, una donna innamorata delle sue origini e in particolar modo della Fata delle Dolomiti.

Raccontaci qualcosa di te.

Mi chiamo Alberta Rossi, vivo a Soraga, in Val di Fassa dove sono cresciuta, di professione faccio la bibliotecaria e fra le mie tante passioni, la più grande è scrivere.

Quando è nata la tua passione per la scrittura?

Credo sia nata presto, già da piccolina, quando ho scoperto che attraverso la scrittura potevo esprimermi. Ero molto timida, quindi credo sia stato per me naturale e anche molto importante trovare nella penna un’amica alla quale raccontare ciò che provavo, ma anche affidarle i miei racconti e le mie poesie.
Ho sempre tenuto tutto, come si dice “in un cassetto” poi incoraggiata da amici, ho cominciato a pubblicare le mie poesie su alcune riviste, a partecipare a dei concorsi, a vincerne alcuni, fino a mettere in scena un mio pezzo di teatro e finalmente a trovare il coraggio di pubblicare alcuni racconti e poi anche dei libri.

Come mai hai scelto di raccontare storie per bambini?

Innanzitutto, credo che non siano libri per soli bambini o ragazzi. Quando scrivo lo faccio sia per la me di adesso che per la me di quando ero ragazzina. Infatti il mio obiettivo è di arrivare a entrambi questi lettori: cerco di “preparare” un po’ il ragazzo alla vita da adulto e di “ricordare” invece all’adulto di rimanere sempre un po’ ragazzo.

Hai sempre scritto libri legati alle leggende e alle tradizioni del territorio?

Diciamo che i miei racconti, più che legati alle leggende e alle tradizioni, sono legate al territorio dove sono ambientate. Di conseguenza se un luogo ha delle tradizioni e delle leggende certamente prima di ambientarci il racconto, ne voglio sapere di più. Credo che la bellezza di un luogo derivi non solo dall’ambiente ma anche da quello che racconta, dalla sua storia, e da tutto ciò che lo riguarda come ad esempio le leggende.

Il tuo ultimo libro ha per titolo “Misteri, avventure e magiche creature. La Val di Fassa tra fantasia e realtà” ed è uscita un’edizione in lingua ladina, la lingua di minoranza delle val di Fassa e un’edizione in italiano. Perché hai scelto di inserire alcuni testi in ladino anche nella versione in italiano?

Questo libro contiene 11 racconti ambientati nei diversi paesi della valle. Siccome all’interno di ogni racconto sono presenti anche i personaggi della mitologia ladina come ad esempio il Salvan, la Vivana o la Bregostana che sono esseri legati alla natura e quindi al luogo dove vivono, ho voluto far sentire attraverso la loro voce anche il suono della lingua del posto. Ovviamente poi c’è anche la traduzione.

Devo dire che questi, se vogliamo chiamarli così, assaggi di ladino, hanno incuriosito molto i lettori non ladini. Spesso mi fermano o mi scrivono per chiedermi curiosità o approfondimenti sulla lingua ladina e la sua cultura.

C’è un racconto che più di altri ti ha appassionata e coinvolta?

Per ragioni diverse credo tutti. Uno al quale tengo in modo particolare è proprio il racconto ambientato a Moena che fa scoprire la ragione del soprannome curioso degli abitanti di questo paese. Ci tengo in modo particolare per il messaggio che dà di unità e dell’importanza e del valore aggiunto del lavorare e del fare assieme, in condivisione, piuttosto che da soli.

Ti rivedi in qualche personaggio dei racconti che narri?

Credo in più d’uno. Forse quello che mi appartiene di più è “Manuela”, la protagonista del racconto che ho ambientato a Soraga dove vivo e dove sono cresciuta e che quindi sento ancora più mio. Si tratta di una ragazza che vuole scoprire come mai gli abitanti del suo paese vengono soprannominati stregoni e incontrerà alcuni personaggi che le faranno capire il valore del sapersi ascoltare col cuore e di ascoltare così anche ciò che abbiamo attorno e chi abbiamo attorno.

Sappiamo che hai in serbo un altro libro che uscirà a breve, vuoi anticiparci qualcosa?

Sì una delle mie grandi passioni oltre alla scrittura è la natura, in particolare la montagna. Come si sarà capito, credo, mi piace anche studiarla e raccontarla a 360°. Il prossimo libro l’ho dedicato alle bellissime Dolomiti. Il titolo del libro è “I colori delle Dolomiti” che uscirà a Natale con l’editore Athesia Tappeiner Curcu Genovese. Si tratta di un libro ricco di colore, di curiosità sul mondo alpinistico e alpino e non solo, ci saranno anche alcune leggende e molto altro.

Hai qualche consiglio da dare a chi ha la passione per la scrittura e vorrebbe scrivere un libro?

Sì di scrivere, di metterci sempre il cuore, tanta passione, di farlo meglio che può e di avere fiducia. Io credo ai sogni che si realizzano.

Ringraziamo Alberta Rossi per averci dedicato il suo tempo e vi invitiamo a continuare a seguire il nostro appuntamento settimanale del venerdì per scoprire sempre più sulla nostra amata Moena. 

L’autunno è arrivato!

Molte persone l’arrivo dell’autunno lo associano a giornate sempre più corte, fredde e tristi, ma per noi moenesi ha un significato ben diverso!

L’autunno per noi è un momento di tranquillità perché la stagione lavorativa è appena terminata ed è il primo momento in cui ci si ritrova sereni e senza fretta a chiacchierare spensieratamente. Da sempre ottobre è il mese delle rimpatriate, infatti le numerose associazioni di volontari, come per esempio la Banda di Moena, i pompieri, la Croce Rossa, i donatori di sangue, organizzano le cene negli hotel ormai chiusi. Anche i coscritti (coetanei in ladino) si ritrovano per aperitivi e cene a festeggiare.

E’ anche il momento in cui i bimbi e non solo loro, indossano i primi golfini, il berrettino di lana e gli stivaletti, e così vestiti sono pronti a cercare le strade meno trafficate per trovare i tappeti di foglie di mille colori ancora intoccati per poi divertirsi a saltellare sopra le scroccanti foglie appena cadute.

Le case si riempiono di un’atmosfera calda ed accogliente, le famiglie arrostiscono le castagne e bevono mosto mentre si dedicano ai giochi di società oppure guardano un film sul divano sotto le calde coperte di pile.

Ecco perché per noi moenesi l’autunno non può che essere uno dei periodi dell’anno più importanti e significativi che riuniscono non solo le famiglie ma anche tutta la comunità!

Ora sono curiosa e vorrei sapere come viene vissuto l’autunno nel tuo paese o nella tua città. Condividilo con noi 

Laghi di Lusia

Laghi di Lusia

LAGHI DI LUSIA

Dopo una dura settimana di lavoro, il sabato mattina ci svegliamo baciati dai primi raggi di sole, subito decidiamo che avremmo dovuto sfruttare al meglio questa splendida giornata. Riflettiamo qualche secondo e prontamente scegliamo di andare in gita ai Laghi di Lusia.

Prepariamo lo zainetto con tutto lo stretto necessario, l’acqua, due bei panini farciti e gli occhiali da sole.
Bene, ora siamo pronti a partire, facciamo salire in macchina Lola, la nostra compagna di avventure a 4 zampe, e partiamo verso il Rifugio Lusia

Appena scendiamo dalla macchina prendiamo un bel respiro e pieni di entusiasmo iniziamo il nostro percorso verso la vetta. La strada non è facile da seguire però non ci demoralizziamo e continuiamo imperterriti a salire e finalmente arriviamo al primo traguardo: il capolinea della seggiovia Lastè. Mentre ci rifocilliamo ammiriamo lo splendido panorama che ci circonda e ci rendiamo conto dell’enorme fortuna che abbiamo nel vivere nella nostra amata Fata delle Dolomiti.

Pieni di energia siamo pronti a ripartire. Abbiamo il ritmo del nostro passo scandito dai campanacci delle mucche che sembrano volerci salutare. Dopo all’incirca 30 minuti scorgiamo dall’alto i bellissimi Laghi di Lusia! Ci sentiamo in una cartolina a 360° e in un istante tutta la fatica che abbiamo fatto si trasforma in pura soddisfazione.
Lola però ha caldo, allora scendiamo verso i laghi e lei non appena ha capito le nostre intenzioni si lancia in discesa e si tuffa nella fresca acqua del lago.

Ora siamo davvero tutti soddisfatti e appagati. Torniamo a casa grati di aver trascorso una bellissima giornata e ci lasciamo cadere felici sul divano.

 

Scopri chi è Matteo Donei

Questa settimana abbiamo avuto il piacere di conoscere meglio Matteo Donei. Originario di Moena, Matteo è da 25 anni maestro di sci e da 10 accompagnatore di media montagna. 

Con clienti provenienti da tutto il mondo che tornano qui per trascorrere giornate sui sentieri delle Dolomiti, Matteo è da sempre un amante della montagna e ha trasformato questa sua passione in una professione, che gli permette di essere a contatto ogni giorno con la natura e le sue amate cime, oltre che con i suoi adorati clienti e il suo fedele amico a quattro zampe!

In questa interessante intervista, Matteo ci spiegherà cosa significa essere accompagnatore di media montagna. Ci darà inoltre importanti suggerimenti su come affrontare le passeggiate in montagna, dai principianti ai più esperti. Ci darà importanti indicazioni sull’attrezzatura che non può mai mancare nel nostro zaino e come ci si veste per affrontare un’escursione in montagna. Infine ci spiegherà anche i diversi pacchetti che ha ideato per il suo progetto Moena Alps. 

Se questa intervista ti ha incuriosito, se anche tu ti stai approcciando per la prima volta al mondo delle escursioni e vorresti maggiori suggerimenti, lascia un commento e Matteo sarà felice di rispondere alle tue domande. 

Valentina e la sua Moena

Gli amici di Moena

Oggi lasciamo la parola a Valentina, giovane interior designer che ha colto subito con entusiasmo il nostro invito a raccontare Moena.

Valentina ci scrive:

“E tu…sei mai stato a Moena?

Lei è li tra le Dolomiti, sul confine tra le Valli di Fiemme e Fassa, coronata dalle splendide montagne che le fanno da sfondo e che la rendono sempre candida e meravigliosa.
L’Avisio passa per il centro scandendo il tempo col suo scorrere lento.
Il sole la illumina e accende i colori vividi delle sue case e delle strutture che ogni anno accolgono i curiosi visitatori.
Moena è bella in inverno quando, coperta da un manto di neve, regala atmosfere uniche che riscaldano semplici pomeriggi passati a prendere un tè caldo in centro o un ritorno dalle piste dopo una giornata intensa di sci. E se poi sta per arrivare il Natale? Beh, ancora meglio: sinfonie a tema risuonano tra le vie e rendono tutto un po’ più magico.
Moena è bella in estate quando, vestita di fiori profumati e dalle mille tonalità, diventa una delle tappe di numerosi turisti pronti a scoprirla per la prima volta o a rimanere i fedeli frequentatori di sempre.
I suoi paesaggi suggestivi, i prati verdi e i suoi boschi rigogliosi la rendono semplicemente tranquilla ed ospitale e la arricchiscono di favole, leggende e tradizioni.

La “Fata della Dolomiti” seduce così, tra le tinte rosa e serene delle sue cime spigolose, colorate dall’alba al tramonto.

Valentina Sironi”

Grazie Valentina, speriamo di vederci presto!

Francesca e Diego

Gli amici di Moena

Benvenuto al primo articolo della collana “Gli Amici di Moena”. Francesca e Diego, due sorridenti ragazzi innamorati, ci scrivono:

“Nonostante il calo improvviso delle temperature, è inevitabile sentire la primavera alle porte. Non è facile non pensare alla montagna proprio ora; chiusi in casa, con lo sguardo alla finestra e la mente tra le nostre amate vette … cosa daremmo per poter godere della loro maestosità in questo momento di difficoltà.

Una cosa è certa, anche da qui, quelle stesse vette sono in grado di incoraggiarci e darci sollievo; il solo pensiero di raggiungerle al più presto, di tornare a respirarle a pieni polmoni, fa si che l’attesa aumenti il desiderio di tornare presto da loro, da quella che è per noi da tempo casa.

Un pensiero felice in particolar modo è impresso; la nostra amata MOENA, la Fata delle Dolomiti. Quante volte ci ha dato il benvenuto facendoci fare quel sospiro intento a dire “ora si, ora ci siamo”.

Per chi non la conoscesse, MOENA potrebbe essere paragonata al tipico paesino delle favole, incantata per così dire. Salendo la Val di Fiemme la si può raggiungere dalla strada maestra o se preferite dallo stradone che la costeggia dall’alto, rendendola la porta principale per la Val di Fassa.

Una volta arrivati, è d’obbligo fermarsi sul primo ponte per scattare una meritata cartolina; l’Avisio che l’attraversa facendole da sottofondo, le case e i negozi che lo costeggiano, per poi finire sulle montagne, lo sfondo perfetto.

La sua chiesa a punta, la fontana di ghiaccio d’inverno, la passeggiata sul fiume, l’ospitalità della sua gente e i suoi negozi, con tutti i suoi prodotti tipici; avrete sicuramente sentito parlare del famoso puzzone di Moena (non potete andare via senza ma non dimenticatevi di farlo mettere sotto vuoto 🙂

Insomma, Moena è per noi un vero e proprio pensiero felice … sarà per questo che tra i tanti sogni nel cassetto quello più custodito è di poterle vivere acconto un giorno.

A presto!
Francesca & Diego”

Grazie ragazzi per le vostre bellissime parole e per queste vostre fotografie, si percepisce davvero tutto il vostro affetto per Moena. Sperando che stiate bene, ci auguriamo di rivedervi presto!

Francesca e Diego ci hanno mandato anche delle simpatiche foto di una loro ciaspolata, così ci hanno fatto venir voglia di raccontare questo sport invernale. Non perderti il prossimo articolo, andremo A Spasso per Moena con le racchette ai piedi!

Se anche tu vuoi far parte della famiglia allargata di questo blog ed inviarci il tuo racconto, scrivici a blog@moena.it, sarai pubblicato nella raccolta “Gli Amici di Moena”.