Una valigia incantata

pianoforte

Vorremmo poterti dire – prepara la valigia e raggiungici! –

Non si può, non ancora. Tante le notizie che si susseguono questi giorni, tra speranze e previsioni. Nulla è ancora certo, se non la voglia di vedere sorrisi e bastoncini da montagna.

E allora, siccome sognare fa bene all’anima, oggi facciamo la valigia. Una valigia strana e pazzerella, come ogni sogno dovrebbe essere!

Inizierei con… un raggio di sole. Quel sole che ti scotta il naso senza che tu te ne accorga, quello che appena gioca a nascondino con una nuvola ti viene voglia di metterti il giacchino. Quello che vedi da vicino, che quasi ti sembra di toccarlo, là tra i rami di pino. L’amico delle marmotte, che vanitoso si specchia nell’acqua regalandole i riflessi di un diamante. Siccome in montagna è giusto essere preparati, metto in valigia anche la crema solare: la vorrei in un piccolo vasetto color nocciola, con la scritta bianca. Quando lo apro, sento profumo di fieno, di miele e di margherite.

Poi vorrei un libro. Dalla prima pagina esce una morbida coperta a scacchi rossi e blu, che posso adagiare sull’erba per mettermi comodo. La carta è setosa, un po’ consumata, ricca di piccoli disegni e grandi letterine. Raccontano di una coccinella curiosa, che improvvisamente si stacca dalle pagine e con un veloce battito d’ali si posa sul quadrifoglio smeraldo vicino alla mia mano.

Metto a fuoco, scatto. Una famosa canzone di molti anni fa, no  so se la ricordi, ripeteva insistentemente nel finale che ogni fotografia racconta una storia. Ma la storia più intrigante è quella, segreta e sconosciuta, che vivi tu stesso mentre scatti quella foto. Un’immagine che racchiude mille parole. Questa macchina speciale, nell’angolo sinistro della valigia, cattura le emozioni. Non è un registratore della realtà, ma uno scrigno che racchiude i colori delle montagne, i suoni degli animali, il profumo dell’erba, la luce dorata dei fiori.

Non smettiamo di sognare!

Anche se ci sentiamo sospesi tra cielo a terra, anche se non sappiamo quando e come, non smettiamo di pensare a quell’istante in cui tutto sembrerà così lontano che non ci farà più paura. Oggi vorremmo salutarvi con le parole di Ezio Bosso, che oltre ad essere un compositore, pianista e direttore d’orchestra di fama internazionale, possiede anche un altro raro talento: quello della scrittura.

“ … Conosco la paura di quei domani lontani 
Che sembra il binocolo non basti 

Ma questi giorni sono quelli per ricordare 
Le cose belle fatte 
Le fortune vissute 
I sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci 

Questi sono i giorni per ricordare 
Per correggere e giocare 
Si, giocare a immaginare domani 

Perché il domani quello col sole vero arriva 
E dovremo immaginarlo migliore 
Per costruirlo 

Perché domani non dovremo ricostruire 
Ma costruire e costruendo sognare 

Perché rinascere vuole dire costruire 
Insieme uno per uno 

Adesso però state a casa pensando a domani 

E costruire è bellissimo 
Il gioco più bello 
Cominciamo…”

 

 

 

 

La fontana si racconta

Attimi di vita nella piazza di Moena

Ieri, a quest’ora, era più buio.

Sento il suono della mia acqua che scorre, zampilla, come tra le rocce dei ruscelli che l’hanno portata fino a qui. Una melodia che riempie questo silenzio, interrotto solo dalla voce del vento e da qualche battito d’ali.

Vivo diversi stati d’animo, che cambiano con il passare delle stagioni. L’allegria delle feste, con berretti abbassati e sciarpe che coprono il mento. Canzoni, luci e colori riflessi. Calzettoni di lana, piccoli passi per non scivolare, bibite calde per riscaldare mani e cuori.

Arriva il momento di pausa. Cittadini operosi che sistemano il loro giardino, riempiono i balconi con cascate di petali, tavolini e sedie che lasciano le cantine per godere dei raggi del primo sole. Camminano meno frettolosamente, si fermano per un saluto, come amici che non si vedono da un po’. La pausa caffè, attimo non programmato per racconti e novità, sa di primavera e burro zuccherato. Lì, su quella panchina, siede sempre la Signora Maria. Troppo presto per togliere lo scialle di lana, tanta la voglia di sbirciare da vicino e di scambiare quattro chiacchiere. Tranquillità e preparativi, riposo e nuovi progetti. I bimbi si rincorrono, liberi e felici, mentre le mamme scambiano battute, portando il peso delle borse nelle mani.

Poi il sole si fa più caldo, le maniche si accorciano, le finestre sono aperte. Ricomincia la danza! Visi nuovi che mi scoprono, vecchie conoscenze con qualche ruga in più ed un nuovo nipotino. Visi sorridenti che si sentono a casa. Mi fotografano da ogni angolo, arrossisco al pensiero di essere così famosa. Ogni giorno un appuntamento che riunisce tutti, come la grande tavola di famiglia. Concerti e balli, assaggi e souvenir, piccoli oggetti di tradizione da regalare e regalarsi. Nasi arrossati e gambe stanche, che non rinunciano alla voglia di godersi ogni attimo, per portarlo con sé fino all’anno dopo.

Ora non riconosco questa sensazione, credo di non averla mai provata prima d’ora. E’ tutto un po’ sospeso, tra la speranza e la consapevolezza. Penso che vorranno vivermi in modo più intimo, personale. E magari scopriremo insieme sfumature nuove, che renderanno i momenti ancora più speciali.

Io attendo, con l’acqua che continua a scorrere. Come la signora Maria, che con il suo solito scialle e un’espressione di saggezza scrupolosa, mi fa compagnia.

Non vediamo l’ora di rivedervi!

Viapura

Poche parole per tante emozioni

Vorremmo raccontarti Moena.

Perfetto.

Solo che a Moena ci sono più di cinquanta alberghi, più di cinquecento appartamenti. Arrivano più di cinquanta mila ospiti in un anno. Sono quattro zeri!

Quattro zeri di persone che hanno passeggiato per le piazze e lungo i sentieri, che hanno dormito sotto morbidi piumoni alla vista del Sassolungo, che hanno gustato ricette tramandate da generazioni. Che hanno intonato canzoni di montagna, scoperto segreti nei musei e ballato alle tradizionali feste nei rioni.

Raggiungi Moena da anni, la conosci così bene che sapresti raccontarla meglio di noi, con la sensibilità di chi possiede una cosa rara.

Perché mai dovresti leggerci?!

Ci chiediamo come possa bastare il nostro piccolo vocabolario. Troppo poche le parole per descrivere l’Enrosadira, per narrare la storia di famiglie che si svegliano all’alba per prepararti la colazione, per rivelare le emozioni di raggiungere la cima o per riconoscere il profumo dello speck stagionato.

Sai come diciamo a Moena? “VIAPURA”

(per dirlo bene devi fare spallucce mentre la pronunci)

Non esiste una traduzione letterale di questo intercalare ladino. Significa “comunque vada”.

Ebbene sì, caro amico. Ci crediamo talmente tanto che, comunque vada, vogliamo provarci. Ti chiediamo scusa se le nostre parole non renderanno giustizia alla magia della Fata delle Dolomiti. Proveremo a raccontartela in modo diretto e genuino, come siamo noi.

Se non hai ancora smesso di leggere e deciderai di seguirci in questo viaggio, Benvenuto! E buon viaggio qui, A Spasso per Moena. Speriamo di sentire presto la tua voce!